Export, Clarke (UE): «L’agrifood italiano ha una grande arma: la qualità»

Il direttore Politiche Internazionali della DG Agri della Commissione Europea al primo action thank firmato Agrinsieme: «L’obiettivo è firmare tutti gli accordi di libero scambio entro il 2020. La chiusura di Trump un vantaggio. Voi agricoltori vi siete fatti un’importante reputazione a livello mondiale puntando sui prodotti di alto valore»

Pubblicato il 10 Ott 2017

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«Dopo i problemi riscontrati con le negoziazioni negli anni passati lEuropa è riuscita a liberalizzare i commerci. Recentemente abbiamo firmato intese con Paesi in via di sviluppo, l’accordo con Canada è appena entrato in vigore e con il Giappone puntiamo a chiuderlo tra poco. Speriamo di concludere con Messico e Mercosur entro fine anno o inizio anno prossimo. Stiamo concludendo accordi con Malesia, Indonesia, Singapore, Nuova Zelanda e soprattutto con la Cina che riconoscerà 300 indicazioni di provenienza geografica. L’obiettivo è firmare tutti gli accordi entro il 2020 per ultimare la liberalizzazione entro il 2030». A tracciare le linee guida dell’ambiziosa agenda europea in materia di libero scambio è John Clarke, direttore Politiche Internazionali della DG Agri della Commissione Europea (nella foto, a sinistra).

Intervenuto in occasione del primo action thank firmato Agrinsieme e andato in scena a Roma, il responsabile comunitario ha spiegato cosa voglia dire oggi per l’Europa e per l’Italia avere degli accordi commerciali adeguati alle sfide del prossimo futuro. «Noi abbiamo sempre adottato atteggiamento difensivo. Negli ultimi 10 anni l’Europa è diventata più competitiva. Esporta più di Usa, Cina e Brasile. Negozia e compete con le economie più importanti – ha sottolineato Clarke -. Ciò è stato possibile grazie alla riforma della Pac (Politica agricola comune, ndr) che ha orientato il settore verso il mercato. Gli agricoltori producono ciò che possono vendere e non quello che il governo dice di piantare».

Ricordando le stime che vogliono la domanda globale di alimenti in aumento del 60% rispetto a oggi nel 2050, quando sul pianeta ci saranno verosimilmente 10 miliardi di persone, il rappresentante dell’esecutivo comunitario ha snocciolato i motivi per essere ottimisti soffermandosi in particolare su uno di questi: «Voi agricoltori vi siete fatti un’importante reputazione a livello mondiale puntando su prodotti di alto valore. Le regole sono vincolanti ma voi avete trasformato un costo in un valore aggiunto. E visto che la qualità sarà il futuro e voi sapete cosa sia potrete trarre i maggiori benefici dagli accordi di libero scambio».

Ma, ha aggiunto, c’è un’altra ragione che fa ben sperare e il suo nome è Donald Trump: «Gli Usa si sono chiamati fuori dal commercio globale e l’UE è pronta ad approfittarne come sta già facendo. L’effetto Trump ha portato ad esempio il Messico al tavolo dei negoziati con l’Europa. Di questo dobbiamo ringraziare Donald», ha scherzato Clarke che ha chiuso il suo discorso ponendo l’accento sull’importanza della promozione e ricordando cosa può fare l’UE sotto questo punto di vista: «L’Europa può negoziare gli accordi ma siete voi che esportate. Negli ultimi 2 anni, ad esempio, abbiamo condotto missioni in mercati transoceanici soprattutto in economia in via di sviluppo come Messico, Colombia, Canada, Giappone, Indonesia, Cina e Vietnam. Presto andremo in Iran e Arabia Saudita. Il vostro governo supporta la promozione dell’export e vi aiuta a trovare posizionamento, ma non scordatevi che anche noi possiamo aiutarvi».

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