INTERVENTI

Agricoltura 4.0: il digitale trasforma le competenze degli agricoltori



Indirizzo copiato

Un po’ agronomo, un po’ esperto di analisi dati e di geo-referenziazione: l’agricoltore è chiamato a un rapporto sempre più stretto con il digitale per gestire macchinari e per ottimizzare le risorse e la produzione. L’intervento di Tommaso Beccatelli, imprenditore agricolo, CTO e Co-Founder di Plantvoice

Pubblicato il 19 lug 2024



shutterstock_1754507009 (1)

Il rapporto con l’innovazione digitale sta trasformando la professione dell’agricoltore: un po’ agronomo, un po’ attento all’analisi dei dati, disponibile a far crescere i propri green skill e nello stesso tempo, attento ai temi del risk management. Ecco perché l’agricoltore del futuro essere sempre più familiare con i temi e le competenze legate alla tecnologia e al digitale.

Agrifood.Tech ospita l’opinione al riguardo di Tommaso Beccatelli, imprenditore agricolo, CTO e Co-Founder di Plantvoice che sottolinea subito come l’attuale figura dell’agricoltore si sta avvicinando più a quella di un professionista attento all’innovazione e alla scienza che a un operatore manuale. Oggi, infatti, l’agricoltore è chiamato a gestire complessi macchinari, ad analizzare dati e a ottimizzare l’impiego di risorse, di fitofarmaci e di nutrienti.

Agricoltura 4.0: una gestione sempre più attenta alle risorse

Grazie alla diffusione di pratiche di Agricoltura 4.0 e all’introduzione di sistemi e prodotti sempre più avanzati, gli agricoltori hanno potenziato le loro abilità in ambito digitale, contribuendo attivamente anche allo sviluppo delle nuove tecnologie. Grazie a queste innovazioni si stanno ottenendo interessanti risultati in termini di gestione più efficace delle risorse, di riduzione degli sprechi e di prevenzione di eventuali rischi, oltre naturalmente a limitare i danni causati da condizioni avverse.

“Quando emerge una nuova tecnologia nel panorama produttivo – osserva Beccatelli -, si teme spesso per la perdita di posti di lavoro. Come nel caso dell’intelligenza artificiale generativa che potrebbe minacciare diverse professioni legate all’analisi dati, alla redazione testuale o alla produzione grafica. Tanti professionisti sono potenzialmente a rischio anche se questa dinamica non è nuova: già negli anni Sessanta l’introduzione dei primi robot antropomorfi nelle linee produttive aveva comportato la sostituzione degli operai meno qualificati“.

I rischi ci sono ma c’è anche una tendenza importante nel valorizzare le più specifiche competenze. “Altre tipologie di robot hanno valorizzato il lavoro umano – prosegue – ad esempio gli androidi utilizzati in campo medico assistono i chirurghi durante le operazioni o velocizzano la riabilitazione dei pazienti. Nel caso dell’agricoltura si sta vivendo una profonda trasformazione grazie alla tecnologia che non solo modifica radicalmente le modalità operative del settore, ma lo rende anche più attrattivo per talenti”.

Un’attenzione speciale in questo caso deve essere attribuita alla ricerca che nello specifico “parte dalla necessità di gestire la crescente scarsità di risorse dovuta all’aumento demografico globale, tanto che ogni anno 10 milioni di ettari vengono destinati all’agricoltura minacciando biodiversità ed equilibri ecologici”. Beccatelli osserva che se “questa tendenza persiste sarà necessario un’estensione coltivabile simile alle dimensioni del Brasile entro il 2050 creando uno scenario chiaramente insostenibile”.

Il ruolo strategico dell’agritech nella protezione delle risorse

Da qui il ruolo delle nuove soluzioni agritech che permettono di sostituire l’utilizzo chimico con quello digitale per proteggere le colture e ottimizzare l’utilizzo dell’acqua tra gli altri fattori cruciali.

“Il mercato dell’agricoltura 4.0 è destinato a crescere notevolmente – ricorda Beccatelli -: secondo McKinsey vale oggi circa 21,5 miliardi di euro con una previsione di crescita annua dell’8% fino al 2026. Anche in Italia si registra un incremento significativo: secondo l‘Osservatorio Smart Agrifood del Polimi e dal Centro Studi TIM nel 2023 il fatturato delle aziende attive nelle soluzioni 4.0 ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente”. Ecco che per l’Agri-tech è necessario uno sfruttamento intelligente delle risorse agricole attraverso la minimizzazione degli sprechi e l’aumento delle rese produttive. “La digitalizzazione e le nuove tecnologie possono incrementare sia la produttività sia la protezione delle piante – conclude Beccatelli – riducendo l’utilizzo dei pesticidi grazie alla precoce individuazione delle malattie o ottimizzando l’irrigazione e conseguentemente il ruolo dell’agricoltore sta cambiando: non più solo lavoratore manuale ma figura professionale attenta ai dati e alla scienza che controlla strumenti di lavoro high-tech o ricercatore che analizza dati satellitari sulle condizioni dei campi”.

Articoli correlati

Articolo 1 di 5