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Investimenti nel Foodtech in frenata: -64% nel primo semestre 2024



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I dati dell’Osservatorio Investimenti Foodtech di TheFoodcons mostrano i segni di un forte rallentamento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il ricorso a bandi pesa il 23,3%, i round A il 38,7% mentre il crowdfunding arriva al 22%

Aggiornato il 2 lug 2024



agrifoodtech
Fonte: Report semestrale dell’Osservatorio Investimenti Foodtech di TheFoodcons

l 2024 si sta rivelando un anno assai meno generoso del 2023 in termini di investimenti nel mondo Foodtech. L’appuntamento con la verifica semestrale dell’Osservatorio Investimenti Foodtech di TheFoodcons (Il report è scaricabile liberamente a questo link n.d.r.) mostra le evidenze di un anno che è partito in modo decisamente meno brillante rispetto al 2023 con una contrazione netta, pari a -64% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. (A questo proposito si invita alla lettura del servizio TheFoodCons: investimenti in crescita per l’Agrifood-tech in Italia relativo ai dati 2023 n.d.r.).

Il report mette in evidenza che si tratta di una situazione nella quale si riflette una tendenza più generale che registra una diminuzione degli investimenti nell’agrifood-tech a livello globale, e un contemporaneo rallentamento per quanto attiene gli investimenti italiani in startup.

Investimenti nel semestre fermi a 41,63 milioni di euro

Entrando nel merito dei dati l’evidenza più importante riguarda appunto la brusca frenata che nel primo semestre del 2024 hanno visto gli investimenti fermi a 41,63 milioni di euro, un volume di risorse ben lontano dai 114,1 milioni che erano stati messi a disposizione nello stesso periodo l’anno scorso.

Un dato che riporta l’Italia indietro nel confronto con il resto del mondo: dopo un 2023 che aveva visto il volume degli investimenti agrifood-tech nel nostro paese passare da una quota dello 0,565% del 2022 a un 1,634% del 2023, si “rientra nei ranghi” con una fetta per l’Italia che nel primo semestre 2024 arriva allo 0,57%.

Fonte: Report semestrale dell’Osservatorio Investimenti Foodtech di TheFoodcons

Bandi, Round A e crowdfunding

L’Osservatorio Investimenti Foodtech di TheFoodcons guarda a questo fenomeno anche in termini di analisi per entità del round. In questa chiave di lettura emerge con evidenza il ricorso a bandi che arriva a pesare il 23,3% con un volume di investimenti pari a 9,68 milioni di euro. Come nota l’analisi dell’Osservatorio si tratta di una vera e propria linfa vitale che si affianca ai round A il cui peso ha raggiunto quota 38,7% con 16,1 milioni di euro. Una ulteriore fetta del 22% è poi rappresentata dal fenomeno crowdfunding che arriva a 9,15 milioni di euro.

Agritech settore più importante

Non sorprende ritrovare l’agritech come settore più importante, con un volume di investimenti che arriva a 12,89 milioni di euro. L’ambito dell’innovazione Next Gen dove trovano spazio cibi e bevande innovative arriva al 24,5% degli investimenti con 10,038 milioni di euro, mentre il mondo delle tecnologie per la ristorazione contano su un volume di 4,560 milioni di euro di investimenti per una quota pari all’11,1%.

Fonte: Report semestrale dell’Osservatorio Investimenti Foodtech di TheFoodcons

Nelle valutazioni legate alla geografia degli investimenti la Lombardia resta un punto fermo mantenendo un controllo sul 72,1% degli investimenti, segue il Piemonte con il 16,3%, la Liguria con il 5,1% e il Lazio con il 3,4%. Il Nord nel suo complesso domina indiscutibilmente con un volume di investimenti pari a 39, 09 milioni di euro e con una quota del 93,8%.

L’Osservatorio ha voluto analizzare anche i temi della gender equality ed è emerso che le founder donna sono presenti solo in poco più del 10% delle startup finanziate.

Da valutare in prospettiva il ruolo dei fondi settoriali

Nei prossimi anni sarà importante analizzare e osservare con attenzione il ruolo che potranno svolgere diversi fondi settoriali, dai quali ci sia aspetta un maggiore slancio a livello di investimenti. A questo primo punto dell’analisi di Antonio Iannone di TheFoodCons si aggiunge la riflessione che i primi sei mesi dell’anno sono spesso interpretati come una fase “di studio” a cui segue una parte più decisa a partire da settembre in poi.

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