L’agrifood italiano è sempre più digitale: cresce del 22% e arriva a 450 milioni

Accelera l’adozione di progetti basati sulla blockchain, crescono data analytics e IoT, aumenta l’importanza di una maggiore integrazione sia livello di tecnologie sia tra gli attori delle filiere, e poi il ruolo importante, soprattutto a livello di eCommerce delle Startup: sono alcune delle evidenze che arrivano dalla ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia. Sostenibilità economica e ambientale, consapevolezza ed efficienza i tre fattori chiave che guidano l’innovazione digitale nelle filiere agroalimentari

Pubblicato il 27 Apr 2020

Osservatorio Smart Agrifood 1

Efficienza, qualità e sicurezza dei prodotti, protezione e valorizzazione dell’agroalimentare e del Made in Italy, ma anche nuove prospettive di sviluppo per i valori della sostenibilità sociale ed economica per tutta la filiera del food. Il rapporto tra innovazione digitale e mondo agroalimentare sta crescendo e sta cambiando uno dei settori fondamentali per l’economia del nostro paese e per la nostra competitività. Come è emerso nel corso del convegno di presentazione dei risultati dell’Osservatorio Smart Agrifood, della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia la parola chiave che forse rappresenta al meglio questo rapporto tra filiera agro e digitale è quella che porta l’attenzione sulla consapevolezza, sulla capacità e possibilità di vedere in modo sempre più integrato e profondo le possibilità offerte dall’innovazione.

La Smart Agrifood in Italia a 450 milioni di euro

In generale il digitale sta crescendo e sta contribuendo fattivamente al passaggio dalle logiche tradizionali del settore primario al mondo dell’Agricoltura 4.0. Gli investimenti, sulla base della ricerca dell’Osservatorio, sono arrivati nel corso del 2019 a 450 milioni di euro con una crescita del 22% che, come vedremo, raccoglie al proprio interno una serie di fenomeni che segnalano a loro volta anche il grande tema dell’integrazione tra il mondo delle food supply chain e l’industria di trasformazione, il mondo dei trasporti, della distribuzione e del retail. Ma, e questo è un altro punto fondamentale, il digitale è nella condizione di attivare quel contatto tra produttore e consumatore che un tempo era possibile solo in settore particolari e in forme molto limitate. Il digitale abilita, grazie al tracking la possibilità per i consumatori finali di prendere visione delle attività di tutti gli attori della filiera e permette al produttore di disporre di disporre di una conoscenza più estesa ed approfondita del percorso dei propri prodotti.

La Smart Agrifood italiana 5% del mercato mondiale

Il mondo agricolo e agroindustriale italiano sta facendo la sua parte e a differenza di altri settori nei quali ci troviamo spesso a lamentare una lentezza rispetto alla velocità di innovazione che caratterizza altre nazioni il nostro paese mostra una dinamica di crescita superiore a quella internazionale. Il mercato mondiale che misura l’innovazione digitale per l’agrifood ha raggiunto nel 2019 i 7,8 miliardi di dollari e ha visto una progressione dell’11% rispetto al 2018. L’Italia rappresenta il 5% di questo mercato e come abbiamo visto sta segnato un tasso di sviluppo esattamente doppio rispetto a quello internazionale (22%).

Per Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood appare sempre più evidente che il digitale sta permettendo al mondo agricolo e agroindustriale di aumentare la propria competitività in tutte le attività agricole e rappresenta un fattore chiave per proteggere e valorizzare il Made in Italy del food sui mercati internazionali. In questa situazione di emergenza legata al Coronavirus il digitale sta aiutando tutto il settore del food a mitigare i rischi e ad aumentare la sicurezza, per gli operatori e per gestire in modo sempre più preciso tutte le risorse. (a questo proposito leggi il servizio Covid-19: il caso Grecia – Grana Padano)

Sostenibilità, Consapevolezza ed efficenza tra i benefici dello Smart agrifood

Andrea Bacchetti, Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood sottolinea a sua volta l’importanza di guardare alla vitalità del settore anche in termini di capacità di innovazione e di sviluppo sulle principali piattaforme tecnologiche allo scopo di raggiungere tre grandi obiettivi che qualificano primariamente questo percorso di innovazione: la sostenibilità economica e sociale, l’efficienza e la competitività delle imprese e la consapevolezza dei nuovi livelli di conoscenza che i dati mettono a disposizione delle imprese e delle persone. Bacchetti mette in evidenza la diversa vitalità tra lo sviluppo delle soluzioni legate alle attività più legate al “campo” come rispetto a quelle legate ai temi gestionali e di processo (leggi il servizio su Piano Transizione 4.0 e l’innovazione per le emergenze).

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Il ruolo delle startup: il focus prevalente è sull’eCommerce

La sfida dell’innovazione agrifood passa da tempo dalle startup. Sono tante le nuove imprese che nascono con l’obiettivo di portare innovazione su tutta la filiera agroalimentare e sono tante quelle che stanno facendo fare a questa filiera un vero e proprio salto di qualità. A livello mondiale il numero delle startup impegnate arriva a 737 realtà tra quelle nate a partire dal 2013. Il giro d’affari di coloro che hanno deciso di credere in questi progetti arriva a 13,5 miliardi di dollari e nel corso del 2019 ha registrato una progressione record del 400% rispetto all’anno precedente.

In realtà la maggior parte di queste imprese guarda prevalentemente alla dimensione commerciale della filiera del food e per la precisione sta facendo innovazione su nuovi modelli di eCommerce applicati al mondo food. E si tratta di un segno che non lascio spazio a possibili incertezze: il 70% delle startup opera appunto sul settore eCommerce e questa fetta già preponderante di imprese ha conquistato qualcosa come il 93% degli investimenti. Il focus primario è sul consumatore finale e i progetti sono prevalentemente B2C con molte realtà che cercano di colare il gap che separa produttori e clienti a cui si affiancano realtà che invece lavorano sul mondo del delivery e del B2C. Più vicine al campo e alla produzione il 20% delle startup, alle quali va però “solo” il 5% degli investimenti e in questo caso il lavoro si concretizza in soluzioni per l’analisi e l’integrazione dei dati; soluzioni Internet of Things, monitoraggio di terreni e sistemi di produzione; servizi di mappature basate su droni o satelliti o per sostenibilità e tracciabilità. Se si porta la lente sull’Italia anche da noi l’eCommerce è in primo piano mentre è più importante rilevante la componente di innovazione legata alla food quality, alla sostenibilità e alla tracciabilità. Bigdata analytics, IoT e mobile app sono tra le tecnologie sulle quali si concentra l’impegno delle startup, crescono anche se con quote ancora minoritarie Intelligenza artificiale e robotica.

La crescita della blockchain e l’integrazione con l’IoT

Un segnale molto forte, strettamente collegato proprio ai temi della tracciabilità, della sicurezza alimentare e della valorizzazione dei prodotti di qualità, arriva dallo sviluppo di progetti blockchain. la crescita del 111% messa a segno nel 2019 parla da solo di quanto questa tecnologia stia incontrando interesse in diverse filiere. La ricerca dell’Osservatorio ha censito 82 progetti avviati nel periodo 2016 – 2019 a livello internazionale. Già un primo segnale positivo ci dice che l’11% di questi progetti sono italiani e l’altro aspetto riguarda il fatto nel rapporto con il 2018 (quando i progetti censiti erano 42) si evidenzia un quasi raddoppio nel numero complessivo e un ruolo di primo piano è svolto proprio dal settore agroalimentare che per numero di progetti segue i settori del finance della Pubblica Amministrazione. L’analisi in dettaglio del fenomeno blockchain relativo al mondo agroalimentare ci dice intanto che uno dei driver motivazionali per lo sviluppo di questi progetti è nella valorizzazione degli stessi anche a livello di marketing e per operazioni commerciali. Con un 60% di “motivazioni” si può dire che in molti casi l’utilizzo della Blockchain aiuta a “vendere” o almeno a posizionare il brand dell’azienda in termini di una innovazione che sta aiutando a garantire con la qualità dei dati la qualità dei prodotti e dei processi lungo tutte le filiere. (Sul tema blockchain leggi il servizio sul convegno dell’Osservatorio Blockchain 2020).

Supply chain più efficienti e più sostenibili

La blockchain è un importante fattore di efficienza a livello di supply chain con il 40% dei casi e, aspetto molto importante e da leggere sempre di più in prospettiva, come un fattore abilitante per lo sviluppo di supply chain produttive in grado di garantire nuovi livelli di sostenibilità ambientale e sociale. Ci sono poi progetti che hanno come obiettivo la sicurezza alimentare e come fattore abilitante a soluzioni per contrastare le frodi alimentari. La blockchain “tocca” poi di riflesso il mondo agroalimentare nei progetti che hanno come obiettivo i temi dei trasporti e della logistica dove questa tecnologia è particolarmente presente in ragione di progetti che vanno a lavorare sui processi logistici.

Se poi si guarda agli attori che mettono in moto questi progetti si vede che i principali stakeholder sono le imprese legate alla produzione primaria presente nell’84% dei progetti, si vede poi l’attività e intraprendenza del mondo della distribuzione presente nel 26% dei casi e dell’industria di trasformazione dei prodotti a sua volta presente sul 21%. Un ruolo importante è poi svolto come immaginabile anche dai fornitori di tecnologia presenti sul 13% dei progetti.

Il ruolo della blockchain per la tracciabilità

Per tante circostanze la blockchain è sempre più spesso associata ai temi del tracking in tanti settori, non solo ovviamente in quello agroalimentare dove peraltro il digitale sta portando una serie di contributi di innovazione che fanno leva anche su altre piattaforme tecnologiche. La lente dell’Osservatorio Smart Agrifood mette in evidenza che il 43% delle soluzioni per la tracciabilità censite nel 2019 contano sulla tecnologia blockchain, ma si appoggiano anche su soluzioni Internet of Things nel 30% dei casi (e il tema dell’integrazione tra IoT e Blockchain è senza dubbio uno dei principali driver a livello di innovazione delle supply chain). Continua ad essere fortemente presente la componente di mobile app che rappresenta anche il principale canale di comunicazione con i consumatori finali, il punto di arrivo del percorso di tracciamento dei prodotti lungo tutta la filiera. Non vanno poi dimenticati gli altri due grandi fattori abilitanti di questo processo vale a dire i cosiddetti Agri Data, ovvero le soluzioni di data analytics, presenti nel 34% dei progetti e il Cloud a sua volta presente nel 27% dei casi.

Smart agrifood: occorre lavorare sull’integrazione di filiera

Filippo Renga porta poi l’attenzione sulla positiva crescita generale sia in termini di soluzioni sia di imprese impegnate nell’offerta di soluzioni, ma osserva che per vedere un vero e proprio salto di qualità in termini di competitività generale è necessario programmare un lo sviluppo e la diffusione di “soluzioni di filiera” e lavorare sulla integrazione, non solo a livello di tecnologie (vedi IoT e Blockchain) ma anche di supply chain per creare effettivamente un ponte continuo e completo dal campo allo scaffale.

Tornando ad alzare lo sguardo al fenomeno dell’innovazione digitale per l’agrifood nel suo complesso vediamo che i motori che stanno facendo crescere il tasso di innovazione nei campi, nelle imprese agricole, nel mondo della zootecnia e del lattiero caseario sono prevalentemente soluzioni tecnologiche in grado di risponder ai bisogni di monitoraggio e di controllo che con il 39% della spesa complessiva permettono alle imprese di disporre di quei dati che permettono di far partire tutta una serie di processi di innovazione per portare maggiore efficienza, maggiore sicurezza, riduzione degli sprechi e dunque maggiore sostenibilità economica e sociale. Un’altra voce importante, più tradizionale, è rappresentata dalle soluzioni di software gestionali che rappresentano il 20% degli investimenti, mentre un ruolo speciale che merita una particolare attenzione è rappresentata dagli investimenti in macchinari connessi. Il 14% di spesa indirizzata a disporre di macchine sempre più intelligenti va letto come un segnale chiaro di come il digitale sia fortemente presenti sui campi anche nei mezzi in movimento garantendo maggiore sicurezza e maggiore attenzione ai consumi e aumentando la precisione negli interventi. Un fenomeno questo che è da mettere in diretta relazione con lo sviluppo di soluzioni che attengono al mondo del precision farming e che comprendono il monitoraggio da remoto dei terreni che pesa per un 10% della spesa e soluzioni per la di mappatura che a sua volta arriva al 9% della spesa e infine si arriva a una quota del 5% attribuibile a sistemi per il supporto delle decisioni.

Il digitale in campo è primariamente legato a soluzioni di Agricoltura di precisione ma sta crescendo la quota e il ruolo di soluzioni di smart farming, ovvero di piattaforme che permettono di integrare e gestire il digitale in misura più ampia a beneficio di tutta l’azienda agricola e in modalità adeguata ad attivare forme di integrazione con soluzioni digitali di filiera. Delle 415 soluzioni catalogabili sotto il “cappello” 4.0 proposte 160 attori fra aziende tradizionali e startup, prevalgono le soluzioni di precision farming rispetto alle piattaforme che aiutano l’azienda agricola a diventare data driven e i settori nei quali il digitale sta lasciando maggiormente il segno sono ortofrutticolo, cerealicolo e vitivinicolo.

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