Progetti

Caffè Borbone e Ofi uniti per la coltivazione sostenibile del caffè in Uganda

Attraverso corsi di formazione, accesso al microcredito e pratiche agronomiche avanzate, il Mwanyi Women and Youth Project mira a migliorare la qualità del raccolto e a stimolare l’imprenditoria locale coinvolgendo giovani e donne verso un’economia basata esclusivamente sul reddito derivante dalla coltivazione sostenibile del caffè

Pubblicato il 06 Set 2023

MWANYI Caffè Borbone

Un progetto quinquennale indirizzato a sviluppare competenze agricole orientate alla sostenibilità e a creare percorsi di inclusione finanziaria dedicati a giovani e donne che lavorano a monte della catena di produzione del caffè in Uganda con l’obiettivo di migliorare la qualità del raccolto e di stimolare lo sviluppo dei piccoli produttori locali. Sono questi i tratti distintivi del Mwanyi Women and Youth Project, lanciato l’anno scorso da Caffè Borbone, storico marchio napoletano nel business della torrefazione e del caffè in cialde e capsule, e Ofi (Olam Food Ingredients), tra i principali fornitori mondiali di caffè verde.

Responsabilizzare giovani e donne ugandesi per rilanciare la filiera del caffè

Il progetto Mwanyi (che significa caffè in lingua locale ugandese) si propone di aumentare il numero di giovani e donne coinvolti in attività sostenibili di produzione di caffè in Uganda entro il 2027, con un conseguente incremento dell’occupazione femminile e giovanile.

Nello specifico, l’iniziativa coinvolge la popolazione tra i 23 e i 59 anni, per offrire alle comunità dei distretti di Ibanda e Bushenyi (nel sud-ovest dell’Uganda) l’opportunità di un accesso equo e trasparente alla formazione e di combattere la precarietà e l’esodo rurale che affliggono pesantemente queste aree.

Tra i corsi principali figurano quelli di competenze agronomiche di base e di alfabetizzazione finanziaria con accesso al microcredito per garantire una migliore qualità dei prodotti e migliorare la redditività dell’azienda agricola, preziosi incentivi per accelerare l’espansione dei piccoli produttori locali.

Come spiega Marco Schiavon, Amministratore Delegato di Caffè Borbone, con questo progetto l’azienda si prende cura di chi lavora all’origine della filiera del caffè inserendosi in un contesto di produzione difficile e altamente frammentato ma in un Paese chiave per la produzione di Robusta e con un incredibile potenziale di risorse.

Questa varietà, rispetto a quella Arabica, cresce molto più rapidamente e sa adattarsi meglio all’ambiente. Le sue peculiarità ne hanno facilitato la diffusione, non solo in buona parte del continente africano, ma anche in America centrale ed in parte del sud-est asiatico.

“Il nostro è un impegno a lungo termine – prosegue Schiavon – in un territorio che al momento non dispone di una filiera del caffè certificata, un obiettivo che può essere raggiunto solo attraverso l’emancipazione culturale e finanziaria dei produttori locali“.

Dare più potere agli agricoltori e migliorare la qualità del raccolto

Oltre all’obiettivo generale di realizzare un progetto di grande valore per la società locale, il progetto MWANYI pone le basi per sistematizzare la coltivazione e migliorarne la redditività a lungo termine.

“Gli esperti agronomi di Ofi in Uganda lavorano con migliaia di agricoltori attraverso programmi di sostenibilità che contribuiscono a migliorare i redditi e le opportunità economiche delle comunità agricole. Queste relazioni radicate – osserva Alessandro Mazzocco, General Manager Coffee di Ofi – combinate con le nostre capacità di lavorazione locali, ci permettono di offrire ai nostri clienti chicchi tracciabili e di alta qualità che vanno anche a beneficio delle comunità da cui provengono. Gli agenti acquistano direttamente dai piccoli produttori locali, garantendo una catena di approvvigionamento diretta e controllata, oltre che rispettosa dei coltivatori”.

Ricordiamo come, neanche due anni fa, lo storico marchio napoletano con una fortissima propensione all’innovazione di un prodotto tradizionale come il caffè aveva messo in campo la tecnologia Blockchain per garantire una piena e completa tracciabilità e trasparenza della propria supply chain (QUI trovate l’articolo che avevamo dedicato al progetto) per mostrare e dimostrare ai consumatori tutto l’impegno e il lavoro che c’è dietro una tazza di caffè di alta qualità.

Caffè, una ricchezza non sfruttata in Uganda

L’Uganda, culla della varietà di caffè Robusta, brilla come il principale produttore africano di questo grano e si posiziona al secondo posto in tutto il continente in termini di produzione di caffè. Questa industria contribuisce al 2% del PIL ugandese, grazie a 353.000 ettari di terreno coltivabile.

La produzione di caffè costituisce la principale fonte di sostentamento per circa un terzo della popolazione, pari a 1,7 milioni di famiglie (composte da 7 persone), con 12.000 dipendenti coinvolti e con le donne che rappresentano circa il 40% della forza lavoro nel settore. Curiosamente, nonostante questa abbondante produzione, il caffè ha un ruolo marginale nella cultura alimentare ugandese, essendo principalmente destinato agli scopi commerciali.

L’attuale panorama dell’industria del caffè in Uganda si caratterizza per la presenza di 75 esportatori, 15 cooperative di caffè e 19 torrefattori, evidenziando un mercato ad alto potenziale di crescita, ma notevolmente frammentato a causa della vasta geografia del Paese e della mancanza di formazione imprenditoriale.

Dal 2011, nonostante le incerte condizioni climatiche, la produzione di Robusta e Arabica in Uganda ha registrato una crescita grazie all’incremento delle risorse impiegate e delle terre coltivate. La produzione di Arabica è salita da circa 0,9 milioni di sacchi a circa 1,1 milioni di sacchi, mentre la produzione di Robusta è passata da 2,2 milioni di sacchi nel 2011 a circa 5,8 milioni di sacchi nel 2021.

Il progetto MWANYI a un anno dal lancio

Rispetto all’obiettivo iniziale di coinvolgere 1.000 produttori entro cinque anni, in un solo anno il progetto Mwanyi ha permesso già a 500 produttori di caffè, tra cui donne e giovani, di accedere a conoscenze agronomiche di base e a corsi di alfabetizzazione finanziaria con l’obiettivo di stimolare l’attitudine al business e spingere l’imprenditoria locale verso un’economia basata esclusivamente sul reddito derivante dalla coltivazione sostenibile del caffè.

Le migliori pratiche agricole oggetto dei corsi comprendono il controllo dell’erosione del suolo, i metodi per migliorarne la fertilità, le tecniche di raccolta e la gestione del suolo post-raccolta, l’igiene e la sanificazione delle piante, i metodi di essiccazione e stoccaggio. A seguito di questo processo, sono state costruite quattro piattaforme di coltivazione vivaistica con una capacità di impianto di oltre 50.000 piante, limitando l’acquisto di piante all’estero a favore di una produzione completamente autonoma e indipendente.

Dalle competenze agricole a quelle finanziarie

Grazie alle sessioni di formazione, in un solo anno 500 produttori suddivisi in 12 gruppi hanno aumentato la loro produttività e una rete di 27 giovani ha potuto acquisire le competenze necessarie per offrire servizi professionali ai coltivatori di caffè, aumentando così sia la produttività complessiva dell’intera area che l’occupazione giovanile. Oggi, 6 piantagioni sono gestite da 27 giovani che hanno avviato una propria attività produttiva applicando quanto appreso e innovando il processo produttivo.

All’interno della rete di villaggi, è stato istituito un programma VSLA (Village Savings and Loan Associates) che ha visto la nascita di 15 associazioni di risparmio e prestito (gestite dagli stessi membri del gruppo in una comunità che non ha facile accesso ai servizi finanziari formali) per aiutare gli agricoltori ad accedere ai servizi finanziari di base, compreso il microcredito. Il programma prevede una formazione finanziaria su temi quali l’imprenditorialità, la compilazione di registri di risparmio, metodi per monitorare l’evoluzione della produttività delle piantagioni e la fornitura di un kit di risparmio. Ad oggi, circa otto gruppi hanno iniziato a mettere da parte somme di denaro.

Gli obiettivi per il 2023

Entro la fine dell’anno, il progetto mira a istituire altri corsi di formazione incentrati sulle competenze agricole di base e a formare i giovani ad avviare le proprie attività agricole. In termini di formazione finanziaria, il programma prevede l’apertura di conti bancari per gli agricoltori, insieme al continuo sostegno delle VSLA per fornire l’accesso ai servizi finanziari di base a tutti. Probabilmente verranno anche registrati nuovi vivai presso l’Uganda Coffee Development Authority e i coltivatori delle nuove aree di Bushenyi verranno inclusi nel circuito dei produttori da cui si rifornisce Ofi.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 5